Giulia De Serio, “Dal filo alla terra”

Giulia De Serio Dal Ffilo alla terra

Mostra personale di Giulia De Serio alla Galleria del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto dal 8 marzo al 1 aprile.

Inaugurazione domenica 10 marzo alle ore 11, presentazione a cura della dott.ssa Serenella Minto

In collaborazione con Barchessa Villa Quaglia Treviso VenetoArte Arte Fiera Dolomiti

Testi critici: Serenella Minto e Ombretta Frezza

Mostra a cura di: Franco Fonzo e Serenella Miinto

Veneziana, ma da lungo tempo residente a Treviso, Giulia De Serio, pur essendo un’artista contemporanea conduce le proprie sperimentazioni estetiche con l’utilizzo di tecniche antichissime, come il mosaico e la ceramica, o millenarie come la tessitura. L’utilizzo geometrico dell’ordito con la trama, costruiti attraverso il procedere ripetitivo e meccanico del telaio, e la disposizione delle tessere musive su piani o sulle superfici che delimitano i volumi, la portano a creare un linguaggio compositivo di assoluta astrazione. Gli inediti accostamenti cromatici, che risultano dagli intrecci delle forme nei tessuti e l’accostamento del vetro dai riflessi cangianti sulla pietra nel mosaico, fanno della luce la massima protagonista delle sue opere d’arte. L’artista veneziana, con i suoi lunghi studi sulle tecniche compositive e l’accostamento di materiali così diversi, sia nella struttura e sia nell’impianto esecutivo, è ormai consapevole di riprodurre nelle sue opere una atmosfera totalmente magica legata ad una trasfigurazione lirico-poetica della realtà.

Dott.ssa Serenella Minto

La tessitura

Questa consapevolezza non arriva però in modo casuale perché il difficile lavoro al telaio la porta ad attingere unicamente al repertorio della geometria piana, e quindi all’astrazione, rifiutando perciò ogni relazione con il mondo reale e la natura. Ma, all’inizio di ogni processo ideativo con l’utilizzo dei filati, un legame con la natura esiste ed è collegato proprio al tocco dei suoi polpastrelli con il filo perché il primo contatto che le provoca emozione è proprio con questo filamento di fibra grezza che darà vita alla trama e all’ordito della sua composizione tessile, e sarà poi il telaio lo strumento che traccerà la strada verso la creazione dell’opera, come fosse il pennello per il pittore o lo scalpello per lo scultore.

La luce e il colore si combinano nelle sue opere tessili per i diversi procedimenti tecnici legati alle tinture finali, all’intreccio di ordito con la trama, alle variazioni che le sfumature dei nodi, delle suture e dei punti di alcuni tessuti creano con la luce. È come se ogni tessuto fosse un bassorilievo dove, mancando una profondità reale, la plasticità viene affidata proprio all’intreccio, alla cucitura, al nodo, al punto e alle variazioni che produce la luce condensandosi nei riccioli dei nodi, scorrendo lungo il tratteggio dei fili e, da questi, lungo il disegno ondulato dei filati dal diverso colore. In questi tessuti incorniciati come tele dipinte non occorrono effetti di scorcio o d’illusione visiva: la modulazione della luce nello spazio dà valore anche ai minimi risalti della superficie del tessuto. Sarà la texture e l’andamento delle superfici ora tese e lisce, ora corrugate e increspate, che porterà Giulia De Serio a esaminare i suoi lavori con occhi diversi: inizierà a osservare le composizioni tessili di scorcio e non solo frontalmente, questa visione laterale delle sue opere le permetterà di porre in risalto più le differenze di andamento della superficie piuttosto che l’effetto complessivo di un tessuto incorniciato e disposto verticalmente. Sarà proprio questo diverso modo di considerare la superficie di un intreccio tessile a farle pensare al mosaico e cioè a un elemento strutturalmente plastico.

Il mosaico

Ed ecco, infatti, che Giulia De Serio fa una scelta straordinaria affiancando, a una trama leggera come quella del tessuto, la forma plastica più antica che conosciamo dopo la scultura: il mosaico.

È straordinario come quest’artista abbia avuto simili capacità nella scelta delle tecniche espressive ma d’altronde il suo mondo è ricco di altissime testimonianze artistiche, parliamo del Veneto che lei conosce bene, e poi di Treviso e Venezia, terre e luoghi che hanno profuso millenni di opere d’arte straordinarie. E se pensiamo al mosaico allora quali luoghi potevano esserle più congeniali per poter vedere gli esempi più alti dell’arte musiva bizantina, come la Basilica di San Marco a Venezia, la Basilica di Santa Maria Assunta a Torcello con uno dei mosaici più antichi della laguna veneta, forse addirittura del VII secolo, senza dimenticare Murano, l’antica Amuriamun, con il pavimento a mosaico coevo a quello di San Marco (1140), e disegnato a motivi ornamentali con inserimento di figure simboliche come pavoni, aquile e animali fantastici.

Frequentando i corsi sul mosaico a Spilimbergo, in provincia di Pordenone, avrà anche modo di visitare la Basilica di Aquileia e i suoi antichissimi mosaici pavimentali paleocristiani.

Quindi possiamo asserire che l’artista veneziana, con due tecniche diametralmente opposte per l’uso dei materiali e degli accostamenti, ha saputo unire pratiche altamente specializzate che provengono dalla storia dell’arte antica a pulsioni artistiche moderne e contemporanee che trovano il proprio riscatto nella bellezza della creazione estetica, nella percezione e capacità di sentire e vedere qualcosa che stimola il nostro pensiero e la nostra immaginazione.

Dott,ssa Serenella Minto

Giulia De Serio

L’arte tessile è rivaluta da Giulia, passando da una concezione meramente artigianale ad un vero e proprio linguaggio artistico. Libera il tessuto dalla sua funzione pratica e comune, che tutti noi conosciamo, arrivando a viverlo, ne carpisce l’anima più recondita e profonda a noi mai svelata, plasmando la materia grezza come farebbe uno scultore, donandogli così nuova vita. Le opere di Giulia sono frutto di creatività di un lavoro solitario e meticoloso di tessitura, che la porta verso sperimentazioni che vanno oltre la tradizione, volgendo lo sguardo alle avanguardie di matrice astrattista che richiama alle soluzioni di Vassilji Kandisnky o Piet Mondrian. Giulia, quindi, non è un’artigiana ma un’artista perché incontra l’ignoto e la fiber art le consente di lavorare senza un disegno o cartoni preparatori che sono tipici della tessitura. Le opere di Giulia racchiudono in sé la tradizione millenaria dell’arte tessile e della tintura Ikat ossia la pittura dei tessuti di origine orientale. Giulia è stimolata dalla contemporaneità del nostro mondo, arrivando, così, a combinare la classicità dell’arte tessile con la voglia di sperimentazione. Gilia arriva a parlare di “Fiber Art” , in quanto riesce a svincolare il tessuto da ogni funzione pratica, divenendo espressione di libertà e creatività. Il lavoro di Giulia è sperimentazione continua dei materiali e delle tecniche che la portano alla conquista di soluzioni estetiche originali. Nulla è lasciato al caso: dai materiali usati alla scelta dei colori, cercando gli accostamenti cromatici più piacevoli all’occhio, arrivando ad un’unione tra tecnica e creatività. Il tutto parte dall’intreccio di trama e ordito, costruito attraverso il procedimento ripetitivo e meccanico del telaio. Il filo è la base che porta alla realizzazione del tutto, è la materia prima che segna il punto di partenza per Giulia. Il filo detta il passo del lavoro, l’armatura crea il volume. Giulia De Serio, essendo un’artista costantemente alla ricerca di nuove sfide e di nuovi modi di esprimere la propria arte, da qualche tempo, ha cominciato a dedicarsi al mosaico. Gioca con tessere di un mosaico disordinato che si compone e si scompone, creando visioni caleidoscopiche, fantastiche che si distaccano dalla realtà contingente e fisica nella quale ci troviamo a vivere per invitarci a compiere un viaggio affascinante al di fuori del conosciuto. Tessere in vetro giocano nello spazio compositivo, cercandosi, attraendosi e allontanandosi per poi congiungersi, facendosi tutto, delineando fiumi e albe che portano con sé il sapore di un giorno nuovo tutto da vivere, che ripartorisce alla vita ognuno di noi, dopo la notte più lunga.

Dott.ssa Ombretta Frezza